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Il sale iodato

A cura di
Elisa
Verrua

Per una vita sana il motto è: poco sale, ma iodato! Il suo utilizzo permette infatti di assicurare il corretto apporto di iodio, un minerale fondamentale per il benessere dell’organismo in tutte le epoche della vita, ma in particolare in gravidanza, in allattamento e nei bambini sotto i tre anni.

Che cos’è il sale iodato e a che cosa serve?

Il sale iodato è il comune sale da cucina ricavato dalle acque marine o dalle miniere di salgemma e arricchito di sali di iodio, un minerale essenziale per il benessere dell’organismo.

Lo iodio gioca infatti un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel funzionamento della ghiandola tiroidea. Quest'ultima, situata alla base del collo, produce due ormoni  contenenti iodio nella loro struttura chimica, tiroxina T4 e triiodiotironina T3, che presiedono diversi processi metabolici e la crescita e lo sviluppo di numerosi organi, in particolar modo del cervello.

È dunque cruciale che la tiroide funzioni bene, avendo a disposizione la giusta quantità di iodio. Se lo odio è presente in quantità insufficiente, la tiroide produce pochi ormoni (ipotiroidismo); se invece è presente in quantità eccessiva, la tiroide produce troppi ormoni tiroidei (ipertiroidismo). In entrambi i casi il corpo va in tilt, provocando conseguenze come stanchezza o variazioni di peso o danni più severi come ritardo della crescita, ritardo mentale, malattie del metabolismo, gozzo.

Utilizzare il sale iodato come sostituto del sale comune è un modo semplice ed economico per prevenire la carenza iodica e promuovere una salute ottimale.

Che cosa succede se lo iodio è carente?

Nei primi mesi di gestazione il feto non ha funzione tiroidea, per cui la mamma deve produrre ormoni tiroidei per se stessa e per il nascituro e incrementare dunque l'apporto di iodio. Nelle donne con più di 30 anni o che hanno familiarità con problemi alla tiroide è inoltre consigliata una visita endocrinologica e la misurazione dell'ormone TSH tramite prelievo di sangue.

Ma perché è così importante prevenire la carenza di iodio? Il feto e il neonato che non ricevono una sufficiente quantità di iodio rischiano ripercussioni severe sullo sviluppo fisico e mentale quali:

  • ritardo intellettivo permanente dovuto al fatto che il cervello smette per sempre di maturare
  • sordomutismo
  • paralisi spastica

Carenze lievi possono portare a deficit intellettivi minori.

La conseguenza più conosciuta della carenza di iodio durante l'accrescimento e l'età adulta è rappresentata dal gozzo, una condizione in cui la tiroide s'ingrandisce, con o senza noduli. Questo fenomeno rappresenta inizialmente un processo di adattamento della ghiandola, che aumenta la sua attività nel tentativo di soddisfare le necessità dell'organismo, ma quando la carenza persiste si traduce in una ridotta sintesi di ormone tiroideo.

La carenza di iodio rappresenta uno dei più gravi problemi di sanità pubblica in molte aree del mondo, contro cui si battono l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Food and Agriculture Organization (FAO) e le istituzioni nazionali.

ln Italia è stata di recente raggiunta la iodosufficienza, grazie a un programma di iodoprofilassi su base volontaria avviato sulla base della legge n. 55 del 21 marzo 2005 “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica”. Questo risultato ha portato alla scomparsa del gotto in età pediatrica, mentre persiste preoccupazione per l’adeguato apporto di iodio nelle donne in gravidanza.

Che differenza c'è tra il sale iodato e sale normale? Perché è meglio usare il sale iodato?

Come si è visto, ciò che differenzia il sale iodato dal sale normale è l’integrazione di iodio.

Importante anche distinguere il sale iodato dal sale marino integrale o semplicemente sale integrale. Quest’ultimo viene ottenuto grazie a un processo di evaporazione dell’acqua di mare senza ricorrere a meccanismi di raffinazione chimica e mantiene dunque intatto il profilo di microelementi se paragonato al sale da cucina raffinato, ma contiene comunque un contenuto di iodio trascurabile rispetto al sale iodato.

Il sale iodato è l'unico ad avere un contenuto di iodio tale da garantirne un apporto corretto con la dieta.

Chi ha problemi di tiroide o non ha più la tiroide può usare il sale iodato?

Tutti possono utilizzare sale iodato, comprese le persone che soffrono di malattie della tiroide come l'ipertiroidismo. È quanto dichiarato da un documento di sintesi siglato nel 2017 da 14 società scientifiche e associazioni operanti nell’ambito della endocrinologia, pediatria, ginecologia, nutrizione e medicina generale e promosso dal Gruppo di coordinamento nazionale per la Iodoprofilassi presso il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità. 

La presa di posizione è così motivata: “In condizioni fisiologiche la tiroide è in grado di tollerare fino a 1mg (1000 μg) di iodio al giorno senza che si verifichino effetti avversi, in quanto l’eccesso di iodio viene escreto con le urine. Le persone con patologie tiroidee su base autoimmune possono tollerare quantità inferiori di iodio. Nonostante questa minore tolleranza, il rischio di eccesso di iodio è praticamente inesistente in quanto il consumo di sale iodato raramente aggiunge più di 300 μg di iodio alla dieta giornaliera”.

Come si fa ad aumentare la presenza di iodio nella dieta?

Lo iodio è un elemento diffuso nell'ambiente, come l'ossigeno, il calcio o l'idrogeno. Quello presente nel mare si accumula nelle alghe, nei pesci e nei crostacei, mentre quello presente nei terreni viene assorbito dalle piante o, evaporando, resta sulle rocce.

L'aria del mare è ricca di iodio ma si trova in una formula chimica che non ci permette di assorbirlo. È dunque principalmente dalla digestione dei cibi che riusciamo ad assumere lo iodio, e in particolare dal consumo di pesce, crostacei, carne, uova, verdura e frutta.

Va specificato, tuttavia che, sebbene alcuni alimenti di origine animale, come ad esempio i crostacei, il pesce, le uova e il latte, siano ricchi di iodio, l’effettivo quantitativo in essi contenuto dipende dallo iodio assunto dagli animali attraverso l'alimentazione ed è dunque estremamente mutevole. Studi specifici hanno dimostrato come la dieta abituale della popolazione italiana sia di fatto insufficiente a garantire il fabbisogno raccomandato. 

Il modo migliore per assicurarlo è perciò quello di usare, nell'ambito di una alimentazione sana e variata, il sale arricchito di iodio al posto del sale comune, che si trova in tutti i supermercati.

Data l'estrema volatilità dello iodio, è importante utilizzare il sale iodato “a crudo”, dal momento che il calore lo distrugge (ad esempio il sale utilizzato nell'acqua di cottura della pasta) e cercare di non abusare di alcuni alimenti che ne compromettono l'assorbimento come i cavoli, rape, rucola, ravanello, rafano, soia, spinaci, miglio, tapioca e lattuga.

Prima di assumere integratori a base di iodio, è bene rivolgersi all'endocrinologo. Sono assolutamente da sconsigliare integratori a base di alghe ed affini che potrebbero addirittura danneggiare la tiroide.

Come capire se il sale non è iodato?

Il sale è iodato solo quando riporta l’esplicita dicitura sulla confezione.