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L’infertilità maschile: cause e terapie mediche

A cura di
Mauro
Seveso

L’infertilità maschile corrisponde a una riduzione della capacità riproduttiva da parte dell’uomo. Nel 30% dei casi è la ragione che determina infertilità nella coppia. Quali sono le cause e quali terapie la contrastano.

Cos’è l’infertilità maschile?

Si parla di infertilità maschile quando non avviene concepimento in seguito a 12 mesi di rapporti sessuali svolti senza alcuna protezione e con una adeguata frequenza. L’incidenza dell’infertilità di coppia, nei Paesi industrializzati, oscilla tra il 15% e il 20%.

Il Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita riferisce le seguenti percentuali sull’infertilità di coppia, in Italia:

  • infertilità maschile per il 29,3%
  • infertilità femminile per il 37,1%
  • infertilità sia maschile che femminile per il 17,6%
  • infertilità idiopatica, ossia priva di cause riconoscibili, per il 15,1%
  • anomalie congenite per lo 0,9%.

Quali sono i sintomi?

Le cause che determinano l’infertilità maschile non presentano solitamente sintomi. Con due eccezioni: il varicocele, che può essere tanto asintomatico quanto manifestarsi con una sensazione di peso e di fastidio all’altezza dello scroto, ed è causato da un rigonfiamento delle vene dello sperma e testicolari.

La seconda eccezione è data dalle infiammazioni che possono interessare i canali uroseminali, che in diverse occasioni possono determinare urgenza nella minzione, bruciore durante l’espulsione dell’urina o in contesto di eiaculazione.

Differenze tra infertilità e sterilità

È importante distinguere l’infertilità dalla sterilità. Quest’ultima può essere riconducibile a tre condizioni:

  • azoospermia, ovvero totale assenza di spermatozoi
  • cripto-azoospermia, una quantità di spermatozoi estremamente insufficiente nel liquido seminale
  • aspermia, in assenza di eiaculazione
  • necrozoospermia, quando gli spermatozoi, nel liquido seminale, sono morti.

Cosa può causare l’infertilità maschile?

Le cause che interferiscono con la capacità riproduttiva, nell’età adulta maschile, possono essere distinte in tre categorie:

  • cause pre-testicolari, ovvero patologie endocrine a carico dell’ipotalamo o dell’ipofisi, ad esempio. Lo sviluppo e il mantenimento della normale spermatogenesi possono essere alterati. Tra queste patologie si può segnalare l’ipogonadismo ipogonadotropinemico
  • cause testicolari, tra le quali si ravvisano alterazioni congenite, cromosomiche o genetiche. Tra le alterazioni cromosomiche più comuni si indica la sindrome di Klinefelter, che si caratterizza per la presenza di un cromosoma X soprannumerario. Ci sono poi infezioni a carico dei genitali maschili, il criptorchidismo, per il quale si ricorre a trattamenti chirurgici entro il primo anno di vita. Un’altra causa testicolare è il varicocele
  • cause post-testicolari che sono principalmente determinate da ostruzione delle vie attraverso cui fuoriescono gli spermatozoi. Le vie escretrici possono essere i tubuli retti, il dotto epididimario o il dotto deferente e il dotto eiaculatore. Simili occlusioni si riscontrano nel 7% dei pazienti che soffrono di sterilità.

Tra le altre cause all’origine dell’infertilità maschile ci sono:

  • le malattie sessualmente trasmesse quali sifilide, papillomavirus o gonorrea
  • torsioni o traumi patiti da uno o entrambi i testicoli
  • la disfunzione erettile, presente nel 5% delle diagnosi di infertilità
  • rischi ambientali quali radiazioni elettromagnetiche, pesticidi, solventi o vernici
  • farmaci quali gli antitumorali.

Possono essere riscontrate anche l’ipertrofia prostatica, la prostatite, l’ascesso prostatico o ostruzioni acquisite a carico delle vie seminali.

Quali sono i fattori di rischio?

I fattori rischio che incidono sulla fertilità maschile sono diversi. Sono riconducibili a stili di vita. Innanzitutto il fumo e la cannabis, che riducono il numero e la motilità degli spermatozoi, e danneggiano il loro DNA.

Tra gli altri fattori di rischio si segnalano:

  • la sedentarietà
  • il sovrappeso o l’obesità
  • l’assunzione di alcol o droghe
  • un’alimentazione poco curata.

Come avviene la diagnosi?

L’andrologo, lo specialista cui rivolgersi in caso di sospetta infertilità, svolge durante la prima visita una anamnesi, per rilevare l’eventualità che il paziente possa avere sofferto di criptorchidismo, di possibili traumi a carico dell’apparato genitale, o di una parotite che può avere determinato una orchite.

In seguito all’anamnesi, che tiene conto anche dello stile di vita del paziente, viene svolto un esame obiettivo, al fine di rinvenire la possibilità che il paziente soffra di varicocele, vengono osservati gli epididimi, i canali che collegano i dotti efferenti dei testicoli ai dotti deferenti.

Seguono quindi l’osservazione della prostata, delle vescicole seminali e del pene nel suo tratto iniziale.

Quali esami sono previsti?

In sede diagnostica, quindi, sono previsti esami quali:

  • lo spermiogramma, analisi che permette di studiare morfologia, motilità e numero degli spermatozoi nel liquido seminale
  • l’urinocoltura e la spermiocoltura
  • il profilo ormonale per ottenere il dosaggio di prolattina, gonadotropine, TSH, testosterone
  • ecografia scrotale insieme al doppler dei funicoli spermatici, per osservare eventuali alterazioni del testicolo o varicocele
  • ecografia prostatica transrettale per individuare l’eventuale agenesia, ovvero lo sviluppo mancato delle vescichette seminali e dei vasi deferenti.

Possibili interventi per contrastare l’infertilità maschile

Un uomo sterile può avere figli? La risposta a questa domanda può essere affermativa, l’infertilità è quindi passibile di cura.

Una prima terapia prevede l’assunzione di gonadotropine, ormoni secreti dall’adenoipofisi, il loro ruolo è la regolazione dell’attività di riproduzione degli organi genitali maschili e femminili. Questa terapia dura dai 3 mesi ai 6 mesi e il suo obiettivo è creare condizioni ottimali per la spermatogenesi, insieme ad una buona qualità dello sperma.

Esistono poi diverse tecniche di procreazione medicalmente assistita:

  • la fecondazione in vitro, FIVET, per mezzo della quale le ovaie sono stimolate, gli ovuli rilasciati sono recuperati e fecondati. In seguito allo sviluppo dell’embrione avviene infine l’impianto nell’utero
  • l’inseminazione intrauterina, che prevede l’impianto degli spermatozoi più attivi, precedentemente selezionati, per l’impianto nell’utero
  • l’iniezione intracitoplasmatica, che prevede l’impianto di un solo spermatozoo all’interno del singolo ovulo
  • il gift, trasferimento intratubarico dei gameti, procedimento che si svolge con il posizionamento degli ovuli e degli spermatozoi internamente all’estremità della tuba di Falloppio.

L’infertilità maschile può essere prevenuta?

Esistono delle buone pratiche, indicate dalla Società di Andrologia e Medicina della Sessualità:

  • evitare l’abuso di alcol e il fumo
  • evitare l’assunzione di droghe
  • smettere di fumare, qualora si fosse fumatori
  • avere sane abitudini alimentari
  • avere sotto controllo il proprio peso
  • evitare rapporti occasionali e indossare sempre un preservativo
  • evitare indumenti che siano troppo stretti
  • curare la propria igiene intima.

Compiuti i 18 anni, è consigliato un primo controllo presso l’andrologo.