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Crollo vertebrale. Le cause e i trattamenti

A cura di
Silvia
Accornero

Il crollo vertebrale è la complicazione che si manifesta con maggiore frequenza nei pazienti affetti da osteoporosi. Quali possono essere le terapie?

Come si definisce un crollo vertebrale?

Si parla di crollo vertebrale quando si verifica una rottura in una zona della colonna vertebrale. La colonna vertebrale umana è una struttura ossea normalmente composta da 33 oppure 34 vertebre:

  • 7 cervicali
  • 12 toraciche
  • 5 lombari
  • 5 fuse tra loro che formano l’osso sacro
  • 4, 5 fuse tra loro a formare il coccige.

Le prime due vertebre cervicali, chiamate atlante ed epistrofeo, sono ossa con la conformazione di un anello. Le vertebre successive, chiamate cervicali, toraciche e lombari, si compongono invece di un corpo vertebrale, una struttura cilindrica posteriore, ed un arco vertebrale posto anteriormente, che delimitano un anello chiamato forame. Attraverso l’anello delimitato da atlante,  epistrofeo e forame, passa il midollo spinale.

Le vertebre sacrali e coccigee sono invece fuse e chiuse, non essendo più necessario un passaggio per il midollo spinale, che si prolunga solitamente fino alle prime vertebre lombari. Il corpo delle vertebre dorsali e lombari assai raramente si spezza in più parti, come ad esempio accade al femore o alla tibia.

La frattura di un corpo vertebrale, o un cedimento vertebrale, si esprime come una deformazione che viene chiamata crollo. Si parla quindi di crollo vertebrale, nello specifico, quando si osserva la riduzione in altezza del 20% o di 4 mm del corpo vertebrale.

Tipologie di crolli vertebrali

Un crollo vertebrale viene inoltre descritto in base alla deformazione che la vertebra subisce:

  • a cuneo, quando la riduzione di altezza si osserva solo nella porzione anteriore del corpo della vertebra
  • biconcava, quando la riduzione di altezza si osserva solo nella porzione centrale del corpo della vertebra
  • plana, quando la riduzione di altezza si osserva su tutto il corpo vertebrale.

Di un crollo vertebrale viene poi indicata la gravità della deformazione, che può essere:

  • lieve, per una perdita di altezza del 20-25%
  • moderata, per una perdita di altezza del 25-40%
  • grave, per una perdita di altezza maggiore al 40%.

Quali sono i sintomi di un crollo vertebrale?

Il crollo vertebrale si manifesta con un dolore molto intenso localizzato alla schiena e talvolta irradiato agli arti inferiori. Una intensità molto più spiccata di quanto non accada con i sintomi del mal di schiena.

Essendo prevalentemente dovuto all’osteoporosi, con conseguente perdita di densità ossea, il crollo si manifesta spesso a seguito di uno sforzo o trauma minimo. Successivamente il dolore tende a manifestarsi con i movimenti e in posizione eretta o seduta, mentre comincia a ridursi quando ci si corica. A lungo termine si può osservare una incurvatura della schiena e una riduzione dell’altezza della persona.

Qual è la posizione giusta per dormire con un crollo vertebrale?

In generale le opzioni per dormire bene, per le persone con crolli vertebrali dorso lombari, sono:

  • a pancia in su con un piccolo cuscino sotto le ginocchia, in modo che le gambe risultino leggermente flesse
  • sul fianco, con un piccolo cuscino in mezzo alle ginocchia
  • se possibile, alzando la zona dei piedi, inserendo per esempio un cuscino al di sotto del materasso.

È inoltre consigliabile usare un cuscino basso per la testa, oltre ad alzarsi dal letto lentamente.

Cosa provoca un crollo vertebrale?

Il sintomo principale è il dolore alla schiena, che può essere molto intenso appena si verifica il crollo e richiede diverse settimane per risolversi. Successivamente si verificheranno occasionali dolori alla schiena, specie in relazione a sforzi. A lungo termine si può osservare una incurvatura della schiena e una riduzione dell’altezza della persona.

In rari casi il crollo vertebrale può comportare danni al midollo spinale e alle radici nervose.  In questo caso compaiono sintomi di tipo neurologico, di solito a carico degli arti inferiori, come intorpidimento, formicolii, bruciori, difficoltà nei movimenti.

Come avviene la diagnosi?

Il primo passo per la diagnosi di un crollo vertebrale è la valutazione medica, che riguarda i sintomi e la storia clinica del paziente.  La diagnosi effettiva viene eseguita con un esame radiologico come:

Deve essere il medico a indicare l’esame o gli esami più idonei al singolo caso. Si sottolinea come una diagnosi precoce sia fondamentale per intervenire tempestivamente, anche per scongiurare crolli vertebrali gravi.

Cosa fare con il crollo vertebrale?

Fratture lievi o non recenti vengono trattate con terapie conservative quali:

  • antidolorifici
  • riposo
  • uso di busti o corsetti in stazione eretta o seduta
  • fisioterapia, nei casi in cui i sintomi lo consentono. 

Crolli vertebrali recenti e moderati, o gravi, vengono trattati con tecniche chirurgiche. Le principali sono:

  • vertebroplastica. Si tratta di un intervento mini-invasivo in cui viene iniettato dello speciale cemento nella vertebra deformata, in modo da ripristinarne la forma normale e rinforzarla
  • cifoplastica. Questo è un intervento mini-invasivo in cui viene inserito un dispositivo nella vertebra deformata, in modo da ripristinarne la forma normale.
  • artrodesi vertebrale. Quest’ultimo è un intervento utilizzato nei crolli più complessi che comportano stenosi del canale vertebrale e sintomi neurologici. Vengono posizionate delle barre e viti per saldare la colonna vertebrale.

Importanza di un percorso di cura per l’osteoporosi

In caso di frattura vertebrale è fondamentale avviare un percorso di cura per l’osteoporosi, in modo da evitare ulteriori crolli o altre fratture. Tale percorso richiede delle indagini di laboratorio, sia analisi del sangue che delle urine, e una valutazione della mineralometria ossea (MOC) mediante una densitometria a raggi X (DEXA).

Ulteriori tecniche di indagine strumentale, utilizzabili per valutare la mineralizzazione ossea, sono:

  • trabecular bone score (TBS)
  • bone strain index (BSI)
  • Radiofrequency Echographic Multi Spectrometry (REMS o MOC ecografica).

A seguito delle indagini è necessario consultare uno specialista per ricevere le indicazioni alla terapia farmacologica e successivamente sottoporsi a regolari controlli.