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La diplegia


La diplegia è una paralisi parziale o totale bilaterale, che colpisce due parti simmetriche del corpo. Scopriamo le forme più comuni e le possibilità di terapia

Cosa si intende per diplegia?

Il termine diplegia sta a indicare un’emiplegia bilaterale, vale a dire una paralisi parziale o totale che si estende a due parti simmetriche del corpo. Questa condizione è causata da danni bilaterali alle vie piramidali cerebrali, che controllano il movimento muscolare. 

Le forme di diplegia possono essere molteplici. A seconda della regione del corpo colpita, si può avere una diplegia facciale, degli arti inferiori, degli arti superiori, ecc. In età adulta è principalmente diffusa la diplegia laringea, una paralisi bilaterale delle corde vocali. In età infantile, la diplegia si manifesta in molti dei danni cerebrali infantili. Tra le paralisi cerebrali infantili (PCI) la variante più frequente è la diplegia spastica, meglio definita come morbo di Little, dal nome del chirurgo ortopedico John Little che per primo ne descrisse il quadro clinico.

Che cos'è una paralisi cerebrale infantile?

Prende il nome di paralisi cerebrale infantile un gruppo di disturbi della motilità volontaria e della postura causati da malformazioni intervenute durante la fase prenatale o da lesioni del sistema nervoso centrale verificatesi durante o dopo il parto. Si associano ad anomalie nella percezione, nelle facoltà intellettive e comunicative e nel comportamento, nonché a disordini a livello muscolare e scheletrico e da epilessia

A seconda della sede del danno cerebrale, si distinguono quattro varianti di paralisi cerebrale infantile:

  • spastica, la tipologia più diffusa (80% dei casi), caratterizzata da resistenza al movimento, spasticità e scarsa coordinazione, e da una tipica deambulazione (quando non compromessa) “a forbice”. Può provocare emiplegia, diplegia, paraplegia o tetraplegia
  • discinetica o atenoide, seconda per incidenza (15% dei casi), contraddistinta da movimenti involontari (detti atetosici) che interessano il tronco e la parte terminale degli arti 
  • atassica, più rara, in cui compaiono disturbi di coordinazione e debolezza muscolare, tremore e difficoltà nell’eseguire movimenti rapidi e precisi
  • mista, in cui sono presenti spasticità e atetosi.

Che cos'è il morbo di Little?

Il morbo di Little, anche indicato come diplegia spastica, è una condizione spesso correlata a una nascita prematura, che si verifica a causa di lesioni cerebrali durante lo sviluppo del bambino. Queste lesioni colpiscono le aree del cervello che controllano in particolare la funzionalità delle gambe (e talvolta delle braccia), portando a problemi di coordinamento e controllo muscolare.

Sintomi caratteristici della sindrome di Little includono:

  • l’ipertonia e la spasticità dei quattro arti o di quelli inferiori, che si manifestano con un’andatura tipica in cui le gambe sono rivolte verso l’interno, portando le ginocchia a sfiorarsi, e procedono per passi brevi
  • deficit intellettivi
  • deficit della parola (afasia)
  • strabismo
  • epilessia.

Diplegia: possibilità di trattamento

Per trattare la diplegia, è importante un approccio multidisciplinare che coinvolga diversi professionisti medici. Tra i trattamenti più comuni rientrano:

  • terapie fisiche: praticare esercizi specifici può aiutare a migliorare la forza e la flessibilità muscolare, nonché a favorire una migliore coordinazione dei movimenti
  • terapie occupazionali, volte al miglioramento delle abilità funzionali quotidiane, come  mangiare, vestirsi e gestire la cura personale
  • terapie logopediche, utili nel migliorare la comunicazione e il controllo delle funzioni facciali associate alla diplegia
  • supporto ortopedico: apparecchi ortopedici come tutori e sedie a rotelle possono essere utilizzati per correggere la postura, migliorare l'allineamento degli arti e fornire supporto durante il movimento
  • cure farmacologiche, specialmente a base di miorilassanti
  • chirurgia: in alcuni casi, la chirurgia può essere considerata per correggere deformità muscolari e scheletriche e migliorare la mobilità.