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Trichomonas, che cos’è e cosa provoca


L’infezione da Trichomonas è una delle quattro infezioni sessualmente trasmissibili più diffuse al mondo ed è causata dal protozoo Trichomonas vaginalis

Che cos’è l’infezione da Trichomonas?

L’infezione da Trichomonas o Tricomoniasi è una patologia causata dal protozoo Trichomonas vaginalis. Si tratta di una delle quattro infezioni a trasmissione sessuale più diffuse a livello globale. Le altre sono la Sifilide, la Gonorrea e la Clamidia.

Come capire se si ha la tricomoniasi?

Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, fino al 50% dei casi, la tricomoniasi può manifestarsi in modo asintomatico. I sintomi, qualora dovessero presentarsi, compaiono in un arco di tempo che va dai 4 ai 28 giorni dall’infezione.

Nelle donne, il Trichomonas vaginalis può provocare sintomi come bruciori a livello dei genitali esterni, perdite vaginali e prurito. Gli uomini possono accusare bruciore durante la minzione e produrre moderate secrezioni dall’uretra.

Come si prende la tricomoniasi?

L’infezione da Trichomonas vaginalis viene trasmessa principalmente attraverso rapporti sessuali di qualsiasi tipologia. C’è, tuttavia, anche la possibilità di contrarre il patogeno attraverso lo scambio di biancheria, sex toys o asciugamani infetti.

Ci sono stati, infine, anche dei casi in cui l’infezione è stata contratta dai neonati di sesso femminile durante il parto.

Quando e perché si fa il test per il Trichomonas?

I motivi per i quali può essere prescritto un test per la ricerca del Trichomonas vaginalis sono essenzialmente tre: screening, presenza di sintomi riconducibili all’infezione e monitoraggio nei soggetti che stanno seguendo un trattamento terapeutico contro il patogeno.

Quando fare il test per ragioni di screening

Il test viene raccomandato per motivi di screening a tutti gli individui che hanno un rischio alto di contrarre infezioni a trasmissione sessuale, ad esempio persone che hanno rapporti con partner occasionali e non protetti.

L’esame è consigliato anche alle persone che hanno già contratto un’infezione sessualmente trasmissibile, in particolare se si tratta dell’infezione da Hiv e ai soggetti che per varie ragioni devono trascorrere un determinato periodo di tempo in luoghi in cui ci sono alte probabilità di contrarre l’infezione.

Diagnosi di infezione da Trichomonas

L’esame può essere prescritto in presenza di sintomi associabili all’infezione da Trichomonas i quali, solitamente, si manifestano a distanza di 4-28 giorni da quando l’infezione è stata contratta.

Come abbiamo anticipato, tuttavia, sono più frequenti, sia negli uomini sia nelle donne, le infezioni che si presentano in modo asintomatico.

In particolare, tra gli uomini affetti da tricomoniasi, circa tre casi su quattro non hanno sintomi. Questi, qualora dovessero insorgere, comprendono solitamente irritazione dei genitali, secrezioni a livello dell’uretra, bruciore durante la minzione e urine di colore torbido e dolore ai testicoli.

Anche tra le donne che hanno contratto l’infezione solo una piccola percentuale presenta sintomi che, generalmente, includono, oltre a irritazioni, bruciore durante la minzione, infiammazione e produzione di secrezioni vaginali anomale, anche perdite ematiche dopo i rapporti sessuali. Le manifestazioni sintomatologiche, inoltre, possono peggiorare nel corso del ciclo mestruale.

Monitoraggio

L’esecuzione di test per il monitoraggio viene raccomandata a distanza di tre mesi dal trattamento terapeutico per identificare l’eventuale presenza di recidive, che possono presentarsi soprattutto nei casi in cui il proprio partner sessuale non si sottopone alle cure per l’infezione.

Qual è il campione richiesto?

Per quanto riguarda le donne, per l’esecuzione del test possono essere utilizzati:

  • un campione raccolto attraverso un tampone vaginale
  • un campione ottenuto dalle secrezioni vaginali
  • lo stesso campione raccolto per l’esecuzione del Pap test
  • un campione delle urine

Negli uomini, invece, può essere esaminato un campione raccolto attraverso tampone uretrale o un campione di urina.

Come ci si prepara all'esame?

Il test per la ricerca del Trichomonas vaginalis non richiede alcun tipo di preparazione specifica per essere eseguito.

Cosa ci dicono i risultati del test?

Il risultato del test per il Trichomonas vaginalis può avere esito positivo o negativo. Nel primo caso, significa che è stata riscontrata la presenza dell’infezione, mentre un risultato negativo indica che, al momento del test, non è stata identificata questa malattia a trasmissione sessuale.

In caso di esito positivo, è necessario informare la/il propria/o partner sessuale affinché anche lui si sottoponga al test ed, eventualmente, ai trattamenti terapeutici che prevedono principalmente la somministrazione di antibiotici.

Come abbiamo anticipato, lo scopo di sottoporre anche il partner all’esame e alle eventuali terapie è quello di scongiurare possibili reinfezioni.

Il test negativo al trichomonas esclude solo la presenza del protozoo flagellato, non di un’altra patologia sessualmente trasmessa o altre malattie simili. Un’altra alternativa possibile che potrebbe spiegare la negatività è che il patogeno non è presente in quantità sufficienti ad essere rilevato. In questo caso, se c’è il concreto sospetto di aver contratto l’infezione, è consigliabile rifare il test, magari utilizzando campioni differenti.

Come si cura l’infezione da Trichomonas?

Il trattamento dell’infezione da Trichomonas si basa principalmente sulla somministrazione per via orale di antibiotici. Durante il periodo di assunzione del farmaco è sconsigliato bere alcol. Inoltre, viste le alte probabilità di reinfezione tra le donne, è opportuno effettuare un controllo a distanza di tre mesi dall’inizio del trattamento terapeutico.

Oltre al paziente, andrebbero testati e trattati i partner sessuali a cui l’infezione potrebbe essere trasmessa. L’attività sessuale, poi, andrebbe interrotta durante tutto il periodo della terapia e fino a completa guarigione di entrambi i partner.

Nelle donne gravide con sintomi associabili all’infezione, la somministrazione di metronidazolo in qualsiasi fase della gestazione può prevenire anche la tricomoniasi neonatale, un evento che, tuttavia, resta piuttosto raro.