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Gastroparesi, che cos’è e da cosa è causata


La gastroparesi è una parziale paresi dello stomaco per cui il cibo permane in quest’organo per un periodo prolungato, impedendo alla digestione di avvenire correttamente

Che cos’è la gastroparesi?

Si parla di gastroparesi quando il cibo rimane nello stomaco per un periodo prolungato, superiore al normale, a causa di una parziale paresi dello stomaco, che non è in grado di svolgere correttamente le sue funzioni fisiologiche.

Nella maggior parte dei casi, la gastroparesi è dovuta ad una lesione a carico del nervo vago, il decimo dei dodici nervi cranici, tra i principali rappresentanti del sistema parasimpatico, responsabile delle funzioni di controllo involontarie. Nella fattispecie, il nervo vago favorisce la contrazione delle pareti gastriche agevolando il passaggio del cibo.

Ecco perché in caso di danni a questo nervo, lo stomaco può patire una parziale paralisi, con la conseguenza che il processo digestivo non avviene in maniera fisiologica o, comunque, risulta più lento.

A loro volta, le lesioni a carico del nervo vago possono essere dovute ad una molteplicità di cause.

Nelle eventualità nelle quali la gastroparesi non venga trattata adeguatamente, il paziente può andare incontro a svariate complicanze, tra cui si possono citare la perdita di peso (anche rapida), il mancato assorbimento dei nutrienti – causata da un processo digestivo che non funziona – disidratazione e debolezza significativa.

Chi soffre di gastroparesi può inoltre andare incontro a infezioni, favorite dalla proliferazione batterica all’interno dell’intestino e, ancora, ad occlusioni intestinali. Quest’ultima condizione clinica è particolarmente grave e richiedere un intervento chirurgico per essere risolta.

Che cos’è la gastroparesi diabetica?

Tra le possibili e più comuni cause di gastroparesi c’è il diabete mellito. Questa patologia, caratterizzata da alti valori ematici di glicemia, infatti, sul lungo periodo, determina un danneggiamento dei vasi sanguigni responsabili, tra le altre cose, delle irrorazioni di diversi nervi, incluso quello vagale.

Questa è una possibile complicanza del diabete ed è definita neuropatia diabetica, che tra i suoi risvolti ha appunto la gastroparesi.

Altre possibili cause di gastroparesi

Oltre alla neuropatia diabetica, ci sono altre condizioni patologiche che, tra le loro conseguenze, hanno una parziale paresi dello stomaco. Una di queste è, ad esempio, il reflusso gastroesofageo. Anche il morbo di Parkinson può portare a gastroparesi, così come la sclerosi multipla, l’ipotiroidismo o patologie rare come l’amiloidosi e la sclerodermia.

Altre cause possono essere anche i bendaggi gastrici o altri interventi chirurgici finalizzati a ridurre il peso di pazienti in condizioni di obesità.

Infine, possono determinare gastroparesi – sul lungo periodo – l’assunzione di antidepressivi o di oppiacei.

 

Quali sono i sintomi della gastroparesi?

Le manifestazioni sintomatologiche della gastroparesi possono avere diversi gradi di intensità e cambiare da paziente a paziente, in base alle caratteristiche e condizioni di ciascuno.

Tendenzialmente, i sintomi più comuni possono essere la nausea – che si manifesta in modo costante – e il vomito del cibo non digerito che è rimasto nello stomaco.

Il paziente può avere sensazione di sazietà molto prima di quanto avviene normalmente, quindi inappetenza o, ancora, sensazione di bruciore, se non vero e proprio dolore allo stomaco.

Chi soffre di gastroparesi, solitamente, accusa anche reflusso gastroesofageo e gonfiore a livello addominale.

Come detto, la severità di questi sintomi varia da paziente a paziente. Per alcuni possono essere invalidanti al punto da comprometterne la qualità della vita, per altri risultano più lievi e, di conseguenza, sopportabili.

Anche la cadenza della manifestazione dei sintomi non è regolare e può cambiare di volta in volta.

Come si diagnostica la gastroparesi?

Gli esami che possono essere richiesti per arrivare ad una diagnosi di gastroparesi sono molteplici. Ecco di seguito un elenco dei principali.

Analisi del sangue

Gli esami del sangue possono essere richiesti dal medico per verificare lo stato di idratazione e nutrizione del paziente, l’eventuale presenza di infezioni o possibili problemi alla glicemia.

Manometria gastrica

Questo esame consiste nell’inserimento di un tubo sottile attraverso il tratto digestivo. Lo scopo è quello di verificare l’attività elettrica e muscolare dello stomaco e, quindi, di ricavare la velocità del processo digestivo.

Scintigrafia gastrica

Con questo esame si verifica la presenza del cibo nello stomaco a distanza di qualche ora dal pasto: un sintomo di gastroparesi è la presenza – a distanza di 4 ore dal pasto – di oltre il 10% del cibo.

Endoscopia superiore

Un tubo flessibile e sottile, alla cui estremità è installata una telecamera illuminata, viene inserito attraverso l’esofago per verificare le condizioni dell’apparato digerente superiore e individuare eventuali anomalie.

Elettrogastrografia

Misura l’attività elettrica gastrica attraverso degli elettrodi che vengono applicati alla cute.

Radiografia al bario

Al paziente viene fatto assumere un liquido che si deposita sul tubo digerente, dopodiché viene effettuata una radiografia per individuare eventuali infezioni, infiammazioni, ernie o neoplasie.

Breath test

Al paziente viene misurata la concentrazione di gas metabolizzato attraverso un campione di respiro dopo avergli fatto bere acqua e zucchero.

Cosa fare in caso di gastroparesi?

Le terapie possibili oggi per il trattamento della gastroparesi sono sia farmacologiche sia chirurgiche. Lo scopo, in entrambi, i casi è quello di affrontare e risolvere la manifestazione sintomatologica più fastidiosa o invalidante.

Per quanto riguarda la terapia farmacologica, solitamente vengono prescritti farmaci che favoriscono lo svuotamento gastrico attraverso la contrazione muscolare. Tra gli effetti collaterali, però, ci possono essere diarrea, sonnolenza e ansia.

Per sintomi come dolore e nausea, possono essere prescritti dei neuromodulatori o antiemetici, specifici per il controllo della nausea.

L’intervento chirurgico più comune, invece, è la piloroplastica laparoscopica che serve a rimodellare la valvola che si trova nel passaggio tra stomaco e intestino tenue, in modo da favorire lo svuotamento dello stomaco.

Viene utilizzato meno, ma è un’opzione possibile quella rappresentata dallo stimolatore gastrico, che serve a migliorare la comunicazione tra intestino e cervello nei pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica.

Come aiutare lo svuotamento gastrico?

Al di là delle possibili strategie terapeutiche, lo svuotamento dello stomaco può essere favorito dall’adozione di comportamenti alimentari corretti. Ad esempio, è consigliabile ridurre la quantità dei pasti e aumentarne la frequenza, in modo da non stressare eccessivamente lo stomaco.

I cibi che hanno una consistenza più morbida, se non proprio liquida sono più semplici da digerire. Può aiutare, poi, una masticazione accurata che favorisce e velocizza il processo digestivo.

Sono sconsigliate le bevande gasate e, in particolare, sarebbe bene non consumarle durante i pasti.

Meglio evitare, infine, alimenti dalla difficile digestione, come i cibi ricchi di fibre o grassi.