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La sindrome dell'intestino corto: cause e trattamenti


La sindrome dell’intestino corto è una condizione caratterizzata da un intestino tenue di lunghezza e funzionalità ridotte. Vediamo sintomi, cause e trattamenti.

Cos’è la sindrome dell’intestino corto?

La sindrome dell’intestino corto (in inglese: short bowel syndrome, abbreviato in SBS) è una condizione medica in cui l'intestino tenue è significativamente ridotto nella sua lunghezza o nella sua funzionalità. Si determina così un quadro di malassorbimento intestinale dei nutrienti e problemi di eliminazione delle feci.

La sindrome è la conseguenza, nella maggior parte dei casi, di interventi chirurgici di resezione di lunghi tratti dell’intestino tenue (di solito più dei due terzi della sua lunghezza), o di un difetto congenito.

In base all’anatomia dell’intestino residuo, è possibile classificare la sindrome dell’intestino corto in:

  • Senza colon: in questo caso l’intestino tenue è congiunto alla parete dell’addome attraverso una stomia
  • Con presenza parziale o totale del colon.

Cosa provoca la sindrome dell'intestino corto?

La sindrome dell’intestino corto dà esito a un importante quadro di malassorbimento. I soggetti colpiti non riescono ad assorbire abbastanza acqua, vitamine, minerali, proteine, grassi, calorie e altri nutrienti dal cibo. 

Dal momento che l’intestino tenue si divide in tre porzioni: duodeno, digiuno e ileo, il tipo di nutrienti che si ha difficoltà ad assorbire dipende dalla parte che è stata danneggiata o rimossa.

Una resezione dell’intestino digiuno, poiché questo è la sede principale di digestione e assorbimento della maggior parte dei nutrienti, riduce significativamente la sua funzione. In risposta, si assiste a un processo di adattamento della parte dell’ileo, che aumenta di lunghezza e incrementa la funzione assorbente dei suoi villi, migliorando gradualmente l'assorbimento dei nutrienti.

Una resezione dell’ileo, la parte dell’intestino deputata all'assorbimento della vitamina B12 e degli acidi biliari, può provocare malassorbimento di grassi, vitamine liposolubili e vitamina B12.

Quali sono le cause della sindrome dell'intestino corto?

La causa principale della sindrome dell’intestino corto, come accennato, è l’intervento chirurgico di rimozione di una parte dell’intestino tenue, che ne riduce la lunghezza e la funzionalità. L’intervento chirurgico si rende necessario di solito per trattare malattie intestinali o lesioni come:


La condizione può essere dovuta anche a difetti congeniti: alcuni bambini nascono con un intestino tenute più corto della norma o mancano di una parte dell'intestino, determinando il quadro sindromico. Di solito nei neonati, la sindrome è dovuta al trattamento chirurgico dell’enterocolite necrotizzante, una patologia che provoca morte del tessuto intestinale.

Sindrome dell’intestino corto: sintomi e segni

I sintomi della sindrome dell'intestino corto possono variare a seconda della gravità della condizione e della causa sottostante. Il sintomo principale è la diarrea, con feci molli e acquose, che, a sua volta, può provocare disidratazione, malnutrizione (con deficit nutrizionali, soprattutto di proteine, vitamine e minerali) e calo ponderale, determinando un quadro che può avere gravi conseguenze per lo stato di salute. 

Altri sintomi e segni possono includere:

I pazienti con sindrome dell’intestino corto hanno, inoltre, maggiori probabilità di sviluppare allergie e intolleranze alimentari, come quella al lattosio.

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi di sindrome dell’intestino corto si avvale in prima istanza della raccolta anamnestica dei sintomi e dell’esame obiettivo. A questi seguono in genere:

  • Esami del sangue: per valutare i livelli ematici di nutrienti come proteine, elettroliti, vitamine e minerali 
  • Test delle feci: per valutare la presenza di grassi e altri nutrienti nelle feci, indicando se l'intestino è in grado di assorbirli adeguatamente
  • Raggi X: per visualizzare l'intestino e identificare eventuali anomalie o aree di danno
  • TC (tomografia computerizzata), in grado di mostrare ostruzioni e cambiamenti a livello intestinale.

Come si cura la sindrome dell’intestino corto?

I trattamenti della sindrome dell'intestino corto sono mirati soprattutto a supplire ai bisogni nutrizionali del paziente e possono includere:

  • Supporto nutrizionale
  • Farmaci
  • Chirurgia
  • Trapianto intestinale.

Supporto nutrizionale

Il trattamento principale della sindrome consiste nel supporto nutrizionale che può includere a sua volta:

  • Reidratazione orale, che per gli adulti si sostanzia nel consumo di acqua, bibite energetica e brodi salati; mentre per i bambini ci sono soluzioni reidratanti apposite, che contengono i sali minerali per prevenire la disidratazione 
  • Nutrizionale parenterale: consiste nell’introduzione di fluidi, elettroliti, vitamine e minerali nella circolazione sanguigna attraverso una flebo intravenosa. Si rende utile per quei pazienti che non riescono a prendere sufficienti sostanze nutritive attraverso l’alimentazione
  • Nutrizione enterale: consiste nell’introduzione di alimenti liquidi direttamente nello stomaco o nell’intestino attraverso un tubicino, che viene fatto passare dal naso o dalla bocca del paziente
  • Supplementazione con vitamine e minerali
  • Dieta speciale, fatta di piccoli pasti frequenti, con evitamento dei cibi ad alto contenuto di zuccheri, proteine, fibre e grassi che possono provocare diarrea.

Farmaci

Alcuni dei farmaci per il trattamento della sindrome includono:

  • Antibiotici, per prevenire la sovracrescita batterica intestinale
  • Antagonisti dei recettori istaminici H2 e inibitori della pompa protonica per limitare l’eccessiva secrezione gastrica
  • Antidiarroici: loperamide e più raramente, codeina
  • Inibitori delle secrezioni gastro-pancreatico-biliari e intestinali
  • Coleretici, per migliorare il flusso di bile e prevenire le malattie del fegato
  • Sequestranti i sali biliari, per diminuire la diarrea
  • Ormoni della crescita per migliorare l'assorbimento intestinale
  • Teduglutide, un analogo dell’ormone gastrointestinale GLP-2, in grado di migliorare l’assorbimento intestinale attraverso un effetto rigeneratore sulla mucosa dell’intestino e regolatore della motilità intestinale (rallentamento del transito).

Chirurgia

Il trattamento chirurgico ha l’obiettivo di aumentare la capacità dell’intestino di assorbire i nutrienti, e si avvale di procedure che mirano a:

  • Prevenire il blocco dell’intestino tenue e preservarne la lunghezza
  • Restringere i segmenti dilatati di intestino
  • Rallentare il tempo di transito del cibo attraverso l’intestino
  • Allungare l’intestino tenue.

Circa la metà dei pazienti con sindrome dell’intestino corto necessita di trattamento chirurgico.

Trapianto intestinale

Il trapianto intestinale consiste nella rimozione chirurgica dell’intestino tenue malato o lesionato, e nella sua sostituzione con un intestino sano, ricevuto da un donatore.

Si ricorre al trapianto, in genere, quando gli altri trattamenti si sono rivelati inefficaci o hanno prodotto complicazioni potenzialmente letali, come per esempio quelle dovute alla nutrizione parenterale a lungo termine. Il trapianto intestinale, se eseguito con successo, può costituire un trattamento salvavita.